
L’accoltellamento di tre persone avvenuto sull’isola di Hulhimalé, rivendicato da una cellula locale affiliata all’ISIS, non rientra certamente tra gli attentati terroristici più eclatanti avvenuti negli ultimi anni nel mondo, ma avrà effetti psicologici sicuramente in linea alle aspettative degli autori.
In un comunicato della polizia dell’arcipelago, meta ogni anno di milioni di turisti, si legge che un australiano di 44 anni e due cittadini cinesi sono stati accoltellati da “sospetti estremisti” nell’isoletta vicino alla capitale Malé. Le tre persone immediatamente arrestate sono risultate appartenenti ad un gruppo affiliato all’Isis, che, peraltro, si è assunto la responsabilità dell’attacco in un video pubblicato online. Nel video si vedono tre uomini mascherati che accusano il governo maldiviano di essere gestito da infedeli, sostenendo che gli attacchi hanno lo scopo di danneggiare l’industria vitale del turismo del paese e avvertono che altri attacchi stanno per essere compiuti. Il filmato, di cui la polizia sta verificando la veridicità, mostra un uomo, verosimilmente l’australiano, con una camicia blu che va in ospedale con la schiena insanguinata.
Le ferite dei tre uomini, ricoverati all’ospedale di Malé, non sarebbero gravi. Sempre più persone locali stanno lasciando le Maldive, una nazione di circa 340.000 musulmani sunniti, per unirsi all’Isis e ad altri gruppi estremisti. Ufficialmente secondo la polizia sarebbero circa 200 ma la cifra reale di coloro che sono partiti potrebbe essere superiore a 300 con una percentuale superiore ad ogni altro Paese.
In una conferenza il capo della Polizia, Chief Commisioner Mohamed Hameed, ha dichiarato che ci sono più di mille maldiviani che sono caduti nell’ideologia estremista, al punto da non esitare a togliersi la vita per la causa integralista. Ha aggiunto che attualmente circa 160 uomini maldiviani sono detenuti nei campi di detenzione dell’arcipelago e 59 donne sospettate di legami con Isis sono trattenute con i loro bambini nella Siria nord-orientale, tra cui almeno 28 hanno cercato di tornare in Patria. Sempre secondo fonti della Polizia, recentemente sono state fermate numerose persone che tentavano di raggiungere il fronte siriano e nel contesto di un’operazione repressiva lanciata ad ottobre è stato arrestato un uomo sospettato di essere un reclutatore chiave dell’Isis, Muhammad Ameen. L’arresto ha consentito di smantellare una cellula pericolosa i cui componenti nei mesi scorsi sono stati tutti catturati e i loro figli presi in custodia dallo Stato inclusa la sposa bambina di uno degli uomini. L’ondata di arresti ha causato minacce di ritorsioni e l’attacco di questa settimana è molto preoccupante in quanto pur avendo consentito di ottenere risultati strategicamnete rilevanti non ha richiesto alcuna pianificazione o l’impiego di armi sofisticate. Il governo maldiviano, che dal lontano 2007 non subiva attentati di quella matrice, è molto preoccupato per le possibili ripercussioni che l’episodio potrà avere sul turismo, fonte principale del reddito dell’arcipelago e tutte le forze di polizia- che fino ad ora sono sembrate efficienti e in grado di controllare i movimenti terroristici locali- stanno lavorando a stretto contatto con tutte le parti interessate in materia al fine di garantire la sicurezza di coloro che sono alle Maldive ma senza dubbio il timore che si registreranno conseguenze altamente negative nel breve periodo è molto alto.